Saggezza antica e spiritualità si intrecciano nello sfondo dell’esperienza di viaggio con la medicina ancestrale.
La figura rappresentativa si palesa nello sciamano, il guaritore della comunità, detentore di conoscenza profonda delle proprietà curative delle piante, conduttore di memoria millenaria.
Curatori di corpo, mente e soprattutto anima.
La malattia viene vista come una forma di disequilibro tra questi tre livelli.
I guaritori amazzonici utilizzano una varietà incredibile di erbe e radici.
La guarigione a cui porta la medicina ancestrale non è la scomparsa e cura del sintomo, ma l’origine del male. La salute coinvolge collettivamente mente, corpo, emozioni e spirito dell’essere umano.
Tra le montagne sacre degli Inca e dei Maya si possono sperimentare cerimonie con coca e ayahuasca, cacao e piante sacre.
Durante le cerimonie la natura stessa partecipa al processo di guarigione, generando un contesto di pace e di connessione con la Terra.
In un mondo ormai disconnesso dalla natura, il rituale della medicina ancestrale rappresenta un ritorno alle origini, un modo per riscoprire l’equilibrio e la semplicità delle cure naturali.
L’esperienza racchiude una sensazione di rinascita favorendo una maggiore consapevolezza di sé.
Un ritorno alle origini capace di rinnovarci e ancorarci alla nostra essenza vitale.
Per le popolazioni del Sud America, la salute è da intendersi come un legame profondissimo ed inscindibile tra lo spirito e la Madre Terra, terreno fertile di vita e speranza.
È una condizione di benessere, data non solo dalla mera assenza di malattia biologica ma anche dall’equilibrio tra le fonti, dall’integrità, dal rispetto, dalla comunicazione con il creato e l’extraterreno, dall’unione tra tutte le entità.
L’esperienza racchiude una sensazione di rinascita favorendo una maggiore consapevolezza di sé.